I Prati di Caprara: un caso esemplare, storia di un’area

I Prati di Caprara: un caso esemplare, storia di un’area

di Werther Albertazzi

I Prati di Caprara sono una vasta area a Ovest del Centro Storico, di oltre 47 ettari di estensione, e rappresentano la più grande area,  prevalentemente a  verde spontaneo, della città di Bologna,  esclusa dall’uso pubblico e con una parte attualmente recintata. Sull’utilizzo dell’area, attualmente di proprietà di Invimit Sgr, si è formato un movimento di cittadini che ha coinvolto quasi 10.000 persone che hanno chiesto il mantenimento del grande Bosco urbano in luogo delle massicce destinazioni residenziali e commerciali previste dalla proprietà sulla base delle previsioni del Piano Strutturale Comunale (PSC) e del POC (Piano Operativo Comunale) del 2016.

Un po’ di storia

I Prati di Caprara, situati a circa mezzo chilometro da Porta San Felice, tra l’Ospedale Maggiore e lo scalo ferroviario Ravone, fino agli anni precedenti l’Unità d’Italia furono teatro di gare ippiche organizzate dalla “Società Bolognese per le corse dei cavalli.”

Successivamente , vennero occupati dall’autorità militare che li adibì a “Campo di Marte” o piazza d’armi, dove si tenevano esercitazioni, manovre, parate, concorsi ippici per ufficiali di cavallerie e gare d’equitazione. L’area continuò ad accogliere corse al galoppo e al trotto, fino a che non fu costruito il nuovo Ippodromo Zappoli, sempre fuori Porta San Felice. Ai Prati di Caprara rimasero le gare di trotto.

Ci passò con il suo show (che vedeva esibirsi anche numerosi indiani pellerossa), Buffalo Bill.

Il 18 giugno 1887 viene inaugurata una nuova pista per le corse al galoppo, destinata a sostituire assieme all’Ippodromo Zappoli, l’oramai inadeguato anello della Montagnola. Prima di essere occupato dalla autorità militare, l’area sarà teatro delle corse organizzate dalla “Società bolognese per la corse dei cavalli”.

Pasolini racconta di averci giocato a calcio per ore e ore.

Il 1° ottobre 1913 la piazza d’armi dei Prati di Caprara diventò ufficialmente aeroporto dell’Esercito. Già nel 1910 il luogo era stato teatro di una manifestazione aviatoria e alcuni mesi prima, il 24 settembre 1913, Francesco Baracca era atterrato proveniente da Taliedo (Milano).

Da una certa data in poi i Prati di Caprara sono diventati esclusivamente area militare, i prati ovest erano destinati a  caserma (della quale rimangono migliaia di metri quadrati di superficie edificata, i Prati est erano suddivisi in un parte addestrativa e l’altra era una Direzione d’Artiglieria, dove si fabbricavano bombe e munizionamenti. Quest’ultima era densamente edificata. In tutti i Prati si contavano 44 edifici, ora non c’è più niente a parte un capannone in metallo senza copertura.

L’area è stata abbandonata per decenni e questo ha permesso, con una sorta di desigillazione spontanea che si formasse una vegetazione spontanea con le caratteristiche in larga parte di bosco.

Le Previsioni urbanistiche

Nel tempo, almeno a partire dal 1999, si sono moltiplicate le iniziative pubbliche (Comune, Demanio, Ministero della difesa, cassa depositi e prestiti), accordi e protocolli fino ad arrivare a veri e propri piani di valorizzazione (come il PUV e poi il PUVAT) delle aree ex militari, per trovare un accordo per l’utilizzo delle numerose aree ex militari presenti a Bologna e non più utilizzate. Obiettivo di fondo era fare soldi, il comune prevedeva una loro valorizzazione immobiliare attraverso opportune scelte urbanistiche per le quali gli  veniva riconosciuta una percentuale sul valore dell’eventuale vendita o realizzazione delle aree stesse. Ad oggi la cosa non ha avuto molto successo avendo funzionato solo per una di esse (l’ex caserma Mazzoni).

Il primo strumento urbanistico che minaccia gravemente l’area è il Piano Strutturale Comunale (PSC) del 2009, che individua l’area dei Prati di Caprara come uno dei “luoghi” della cosiddetta Città della Ferrovia, una delle sette città previste dal Piano.

I Prati sono pianificati come ambiti di sostituzione: il n.143 e il n. 144: Essi sono divisi dall’asse stradale  Sud-Ovest (via Sabena). Secondo il piano in tali ambiti sono previste abitazioni, attività ad esse integrate e parco. Sempre secondo il Piano “La Nuova edificazione dovrà interessare prevalentemente il versante nord, servito dalla nuova via del Chiù, evitando così l’aumento dei carichi di traffico sulla viabilità interna del Quartiere Santa Viola. Oltre alla nuova via del Chiù è prevista una nuova strada sussidiaria nord-ovest , con connessione a via Triumvirato che è una delle condizioni di sostenibilità dell’intero intervento della via Emilia  Ponente. Le altre due condizioni sono il potenziamento del sistema di trasporto pubblico, in termini di capacità, frequenza e copertura del territorio, compresa la nuova stazione del Servizio Ferroviario Metropolitano (SFM) dei Prati di Caprara e  al mantenimento di una quota di superficie permeabile di suoli pari al 50 % delle superfici fondiarie”.

Ancora il PSC specificava che “Nella parte est, la vegetazione già sviluppata costituisce un nodo della rete ecologica urbana, da mantenere e integrare realizzando un nuovo parco urbano. L’edificazione andrà concentrata nella parte dove la vegetazione è di minore rilievo, vicino alla stazione Sfm di Prati di Caprara. Nella parte ovest,  si dovrà garantire l’integrazione del sistema di verde e spazi pubblici esistenti in adiacenza con la realizzazione di una spina verde, fruibile, che raggiunga il fiume Reno.”(dal PSC).

Venivano specificate anche: “Condizioni di sostenibilità; l’attuazione è subordinata:

– alla realizzazione della nuova strada nordovest per quanto riguarda la parte ovest;

– al potenziamento del sistema di trasporto pubblico in termini di capacità frequenza e copertura   del territorio;

– al mantenimento di una quota di superficie permeabile di suoli pari al 50% della superficie   Fondiaria.”

Il Piano Operativo Comunale (POC)

Il Piani Operativo Comunale (POC), adottato il 21/09/2015 e approvato il 7/03/2016 è lo strumento operativo, definito come ‘tematico’, si occupa cioè di un solo tema: la rigenerazione dei patrimoni pubblici, attraverso grandi trasformazioni territoriali. Non ci sarebbe bisogno di nuovi alloggi, come si afferma nella relazione del Documento Programmatico per la qualità urbana; infatti, il lieve aumento tendenziale della popolazione non richiede previsioni insediative come quelle messe in gioco dal Poc.

Nel caso dei Prati di Caprara  sono previsti interventi di grande trasformazione, che rapportata ad una superficie territoriale di 475.000 mq. di Superficie territoriale, prevedono 181.500 mq. di superficie utile lorda (SUL). Per quanto riguarda la residenza sarebbero previsti 1.164 alloggi in totale, dei quali 291 di edilizia residenziale sociale (133 pubblici e 158 di iniziativa privata) cioè il 25%. Ci sono inoltre previsioni per oltre 50.000 mq, di superficie per altri usi quali commerciale e terziario.

Fortunatamente nell’aprile del 2021 le previsioni del POC sono scadute.

Il Nuovo Piano Urbanistico Generale (PUG)

Il nuovo strumento urbanistico generale che il Comune di Bologna ha approvato nel 2021 è denominato Piano Urbanistico Generale, come lo chiama all’art.31 la nuova legge ‘urbanistica’ regionale, la n,24 del 2017.

È un piano che deve essere per legge ‘ideogrammatico’, senza nessuna indicazione che possa essere interpretata come conformativa di scelte insediative, le quali si giocano a livello di accordi operativi e/o piani di intervento pubblici. Ad una prima lettura del voluminoso materiale presentato nel febbraio 2020, la situazione ai Prati di Caprara sembra essere rimasta inalterata rispetto ai contenuti del già citato POC 2016. E questo nonostante sia stato adottato a fine 2018, dal Consiglio Comunale di Bologna un OdG, frutto di un’attenta e partecipata discussione in un’Istruttoria pubblica (richiesta da 2500 cittadini), nel quale tra l’altro si invitata la Giunta, nella nuova pianificazione a: “- ridurre fortemente gli indici edificatori finora previsti nell’area dei Prati di Caprara, anche valutando il loro trasferimento del tutto o in parte altrove; – aumentare il più possibile la quantità di verde, pubblico e privato, fino a raggiungere almeno la proporzione di due terzi di verde (circa 30 ettari) e un terzo di edificato; – preservare anche una funzione ecologica di bosco urbano frutto di crescita spontanea e sviluppare aree per nuovi orti urbani, nell’ambito di un piano che consideri unitariamente il tema del progetto del verde e della sua gestione;….”.

Il piano territoriale metropolitano (PTM) approvato nel maggio 2021, ha stabilito che buona parte dei Prati Est , circa 20 ettari su 29, siano destinati a “zona boscata”, norma che dovrebbe essere cogente rispetto alle future scelte del Comune di Bologna.

Il Comitato

Nell’aprile del 2017, in un’affollata assemblea di cittadini fu fondato il Comitato Rigenerazione no speculazione. Le motivazioni della sua nascita erano legate inizialmente alla questione della ristrutturazione dello Stadio Bolognese, il Dall’Ara, vetusto impianto sportivo nonostante i cospicui lavori effettuati in occasione dei campionati mondiali del 1990, ristrutturazione che si intuiva avrebbe interessato anche alcune aree vicine allo stadio stesso, denominate aree di compensazione. Tra queste un’area sportiva chiamata Cierrebì (CRB), nella quale , al posto di parte degli impianti sportivi esistenti, si sarebbe dovuto realizzare un supermercato e i Prati di Caprara dove, come si è visto, nella parte relativa alle previsioni urbanistiche, erano previste ingenti quantità di residenza e altro. Gli obiettivi di lotta del Comitato erano i seguenti:

  • sì alla ristrutturazione dello stadio a carico del Bologna calcio, in cambio esclusivamente della concessione per 99 anni, senza altre stravaganti compensazioni.
  • Richiesta al Consiglio Comunale di modificare gli attuali strumenti urbanistici per una efficace salvaguardia delle aree verdi e sportive e per una revisione delle quantità commerciali,
  • no alla demolizione degli impianti sportivi del Cierrebì e alla realizzazione dell’ennesimo Supermercato, e rispetto dei contenuti della vigente convenzione con il Comune per quello che riguarda l’uso pubblico della stessa struttura:
  • Valorizzazione dello spazio dei Prati di Caprara Ovest con inserimento di strutture formative e culturali, in collaborazione con università e fondazioni:
  • Realizzazione ai Prati di Caprara Est del Grande Parco (in realtà bosco) Urbano, atteso ormai da più di 20 anni, escludendo dall’area in maniera categorica ogni insediamento commerciale e/o abitativo.
  • Assicurare una prospettiva certa e almeno analoga per quantità a quella attuale, a tutte le discipline sportive situate all’interno dello stadio e all’antistadio, attuare i necessari interventi infrastrutturali per superare l’attuale strozzatura all’incrocio tra la via Emilia e l’Asse attrezzato e dare attuazione alla stazione dei ‘Prati di Caprara’ del Servizio Ferroviario Metropolitano, funzionale all’alleggerimento di traffico veicolare e ad una migliore fruibilità dell’Ospedale Maggiore.

Questi obiettivi furono messi in un volantino per la raccolta di adesioni, che ad oggi ha raccolto quasi 10.000 firme.

Il comitato ha inoltre lanciato diverse iniziative di sensibilizzazione sul tema del Bosco Urbano. Tra le quali ricordiamo nel 2017 la prima passeggiata pubblica ai Prati con oltre 500 cittadini (si tenga presente che entrare ai prati è tuttora un reato penalmente perseguibile, dunque si è trattato di un primo esempio di disobbedienza civica), poi si è organizzata ‘abbracciAMO il Bosco’ che ha visto più di duemila cinquecento persone ‘abbracciare’ il bosco lungo tutto il suo perimetro; ‘il bosco che cammina’, marcia di centinaia cittadini, molti dei quali travestiti da albero, verso la sede del consiglio comunale, un sit-in di protesta contro l’abbattimento di due ettari di bosco selvatico, realizzato per preparare il terreno ad una bonifica bellica per la realizzazione di una nuova scuola (a Bologna ci sono attualmente 12 scuole vuote/inutilizzate).

Nel complesso le iniziative attivate nel corso di questi cinque anni di attività sono state decine e decine, comprendendo anche numerose performances artistiche e musicali.

Il Comitato ha anche preparato e lanciato un processo partecipativo autogestito (vista l’assenza del Comune che aveva promesso un percorso partecipativo sui Prati, che non ha mai realizzato), chiamato “Parteciprati”, nel quale oltre un centinaio di cittadini, selezionati tra più di 300 che si sono iscritti, hanno elaborato tre proposte di utilizzo della grande area, facilitati da esperti del settore. Inoltre, si è creata una rete a livello nazionale di gruppi e comitati che si occupano degli stessi temi, rete che si è trovata a Bologna in un Convegno del settembre 2019. Il comitato si è fatto anche promotore insieme ad altri gruppi di un’iniziativa chiamata Aria Pesa che ha realizzato una campagna di rilevamento della qualità dell’aria che ha coinvolto centinaia di persone.

Nel 2021 il comitato ha pubblicato un libro sui Prati di Caprara, “Il bosco urbano dei Prati di Caprara” al quale hanno collaborato numerosi esperti.[1]

 

Conclusione

L’attenzione di tanti cittadini alle problematiche della conservazione di risorse forestali urbane è strettamente collegata a quella presa di coscienza generalizzata, avvenuta negli ultimi anni,  dei cambiamenti climatici e dei loro drammatici effetti sulle comunità e in una parola sulla salute di tutti.

Chiunque governi il territorio ha l’obbligo di confrontarsi con queste istanze, tenerne conto e operare affinché esse vengano accolte e diventino priorità assolute nell’azione di governo locale.

E così in parte è stato: nell’ultima campagna elettorale per le elezioni amministrative, uno dei candidati alla carica di sindaco ha sposato in pieno le proposte del Comitato, facendole proprie e garantendo la difesa del grande bosco urbano.

Questo candidato è l’attuale sindaco di Bologna.

NOTE

Questo testo riprende, ampliandolo ed integrandolo, un intervento scritto su Urbanistica Informazioni 287-288 del 2019. Del testo finale sono l’unico responsabile.

[1] “Il Bosco urbano dei Prati di Caprara – servizi ecosistemici e conflitto socio-ambientale” a cura di G.Trentanovi, B.Roatti, A.Alessandrini, Patron editore, Bologna 2021.

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