Sulla pelle degli Ucraini

Sulla pelle degli Ucraini

di Adriano Paolella

Come spesso avviene, in Ucraina si sta svolgendo una guerra impostata e promossa da interessi che nulla hanno a che vedere con quelli delle popolazioni locali.

Da anni la politica, piegata agli obiettivi militari ed economici per il predominio dell’area, ha fatto schierare la quasi totalità degli stati mondiali in un sistema di alleanze il cui obiettivo non è il benessere dei cittadini. E, purtroppo, anche i governi Ucraini, che nel loro susseguirsi si sono schierati per l’una e l’altra parte, hanno partecipato consapevolmente alla crescita del problema contribuendo a far divenire gli abitanti dell’Ucraina vittime di tale nefando gioco.

La domanda che ci si pone è la seguente: si vuole bene agli ucraini o vogliamo usare la loro tragedia per realizzare i nostri progetti strategici?

Sostenere gli ucraini aggrediti da un governo russo non può corrispondere al sostegno del ruolo di quel Paese nello scacchiere internazionale, né può avere nulla a che fare con nessuna strategia che esuli dalle ragioni del benessere delle comunità.

Sembra indispensabile fare riprendere agli abitanti di quei territori (come a tutti gli essere umani) la possibilità di vivere senza subire le politiche determinate in altri tavoli e al contempo disintossicare i rifugiati dal morbo nazionalista, così tanto funzionale alle guerre e così inopinatamente sostenuto dalla comunicazione e dalla quasi totalità dei partiti europei.

Si dovrebbe stare attenti a porre in essere comportamenti, slogan, posizioni che tengano lontano dalla trappola del conflitto così da sostenere le ragioni delle persone e non quelle degli stati (ad esempio preferendo le bandiere della pace, che rappresentano il cambiamento dei criteri operativi, alle bandiere delle nazioni, fondamento delle strategie militari).

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