Lucien Kroll si è spento a Bruxelles il 2 agosto scorso all’età di 95 anni. Personalità poliedrica, architetto, urbanista, saggista, ecologista o come amava ricordare cittadino, il suo talento e i suoi ideali lo hanno condotto a solcare i tanti territori dell’architettura. Nato a Bruxelles nel 1927 da padre ingegnere, figlio del creatore dell’industria del Lussemburgo meridionale, e da madre infermiera lussemburghese in Svizzera.
Dopo gli studi classici, come raccontava, esitò tra la medicina e l’architettura. Ma, per caso, un vicino di casa gli introdusse la figura di Henry van de Velde e il suo luminoso ‘dovere della
bellezza’. Fu quello il momento in cui scelse l’architettura.
Laureatosi all’École Nationale Supérieure des Arts Visuels (ENSAV) de La Cambre, in Belgio, si diede a lavorare per tutta la vita nel suo studio di urbanistica, architettura e informatica, fondato nel 1953 a Bruxelles e che dirigeva con la moglie Simone Pelosse, giardiniera, colorista e ceramista. Con lei, Kroll sviluppò il suo impegno nell’ambito dell’architettura partecipativa e sostenibile.
“Ci siamo sposati, Simone e io: lei ha lasciato la sua nativa Lione e il suo bellissimo lavoro come famosa ceramista… Ha preso parte ai progetti, ha parlato con le famiglie… Capiva l’architettura abitata e proponeva la realizzazione di giardini naturali, questione nella quale si ritrovo’ esperta per istinto, mostrando la sua sapienza in fatto di piante, piante che conosceva con i loro nomi, e poi cucinava da accademia di cucina: a Lione, era vicina di Paul Bocuse”, raccontava Kroll in merito alle grandi capacità della consorte.
Insieme ricevettero nel 2021 il Brussels Architecture Prize Lifetime Achievement Award per la lunga attività professionale e gli oltre 100 progetti realizzati tra il 1955 e il 2008.
La sua opera più celebre è la Mémé, la Maison Médicale, costruita tra il 1970 e il 1976 a Woluwe-Saint-Lambert (Belgio). La Mémé fu realizzata nell’ambito di un piano più ampio di ampliamento del campus dell’Università Cattolica di Louvanio (UCL). L’intervento divenne paradigmatico del modus operandi di Kroll.
“Quasi ogni settimana c’era un piccolo o grande incontro per discutere delle diverse esigenze traducendole direttamente in architettura, secondo ciò che avevamo capito e verificato. Soprattutto, dovemmo organizzarci in un modo completamente diverso di lavorare per utilizzare quelle informazioni.
(…) Abbiamo dovuto inventare un tipo di esercizio comunitario che garantisse questo nuovo mix di intenti e azioni… Era necessario limitare il potere narcisistico dell’architetto coinvolgendolo in una comprensione comune delle reali esigenze programmate e dell’opinione degli studenti.”
La visione della partecipazione degli utenti al progetto si declinava in una dimensione posta a costante servizio dei cittadini. Un elemento che ha reso Kroll il pioniere dell’architettura partecipata.
E nel prosieguo del tempo, proprio per questa sua grande capacità di accoglienza del pensiero “altro”, la figura di Kroll conobbe un’attenzione sempre crescente da parte del pubblico. Importante momento di confronto con i suoi epigoni e i tanti appassionati di architettura e del suo metodo, fu la mostra internazionale realizzata nel 2018 da Lucien e Simone Kroll nel nostro Paese dal titolo “Tutto è paesaggio. Una architettura abitata”.
I suoi interventi negli anni si sono sempre più arricchiti di messaggi sociali tanto da renderlo un importante testimone non solo del contemporaneo ma dell’agire futuro.
Un piccolo testo del 2019, parte di una intervista più ricca, riveste oggi, ad un mese dalla scomparsa di Kroll, carattere di intenso lascito per il futuro.
“La partecipazione di domani è difficile da prevedere ma, immancabilmente, dovrà sovvertire l’attuale disordine! In primo luogo, non bisogna separarla da tutte le altre attività dinamiche. L’Archi-Urba futura si mescolerà con tutte le altre attività e in particolare alle politiche future, di sopravvivenza facendo una ‘tabula rasa’ delle attuali assurde abitudini. No ai troppo ricchi e ai troppo poveri, alle banche, alle politiche cieche che si barcamenano, alle razze, e al clima placidamente da riequilibrare? E sì ad una giustizia equa … Dobbiamo crederci! LK”
Matilde Spadaro
Per la foto in evidenza:
Condominio speciale progettato da Lucien Kroll a Kaliniinstraat. Di Jur Engelchor – https://hdl.handle.net/21.12102/666f7352-4912-c36f-f700-e603883818b7, CC0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=77857705