Rubrica a cura di
Werther Albertazzi
Nelle città che viviamo non siamo stranieri, abusivi o turisti e per questo servono nuove modalità di governo che riabilitino il rapporto tra cittadini e istituzioni guardando con occhio critico il vivere quotidiano per migliorarlo. Studio e ricerca delle politiche urbane non devono allontanarsi da partecipazione, interazioni e scambi con gli abitanti per definire scelte condivise negli interventi di trasformazione dei territori e del paesaggio che ne deriva.
Riflessioni
Carissimi, questo il nostro primo contributo della rubrica “La città sociale non fa paura”, un luogo di riflessione sul grande tema del coinvolgimento dei cittadini nella politica urbana, ossia, la gestione e lo sviliuppo del territorio partendo da una pianificazione che tenga conto e possa prendere spunto dalla sperimentazione. La cittadinanza ha il diritto di essere coinvolta nelle scelte pubbliche che influiscono nell’immediato e nel futuro sulle vite della collettività. Ora ci domandiamo: ho io il desiderio di interessarmi del mio territorio e di chi lo abita?; ho io l’aspirazione di essere parte attiva e dare il mio contributo?
La rubrica vuole indicare e raccontare esperienze innovative in grado di cercare nuove azioni, nuove forme di governance, nuove forme di economia partecipata e di mutualismo, adottando anche nuove forme di protesta civica.
Ogni giorno lottiamo per stare un po meglio, lottiamo per un grammo in piu di liberta, lottiamo per arrivare alla pensione in un mondo ancora diviso in prede e predatori. Vogliamo godere della grande occasione di vivere la vita e desideriamo un futuro migliore per i nostri figli, ed è proprio per questi motivi che non dobbiamo dimenticarci di salvaguardare l’ambiente e il paesaggio curando le ferite che il processo capitalistico ha inflitto alle nostre città.
Lavoriamo con loro, i governanti locali, facciamo capire che un altro modo di essere c’è perchè un’altro mondo ancora non c’è.
Dopo l’introduzione pubblichiamo il percorso di un gruppo di cittadini nella città di Bologna, che da due sono diventati 10000 tutti con le loro differenze ma uniti da un unico tema, la salute del nostro paesaggio che gode delle risorse di verde. Ce lo racconta Piergiorgio Rocchi, vicepresidente di Planimetrie Culturali Aps, associazione che dal 2004 si occupa di rigenerazione urbana attraverso le bonifiche culturali, azioni di riuso temporaneo di spazi in disuso con il coinvolgimento di associazioni e cittadini.
Buona lettura, Werther Albertazzi