La necessità di resilienza e rigenerazione dei Borghi

La necessità di resilienza e rigenerazione dei Borghi

di Daniela Cricri

Una volta li chiamavano Paesi, oggi Borghi termine meno provinciale per identificare questi grumi di case presenti in pianure, vallate e montagne che rappresentano la storia del nostro Paese, luoghi che hanno tramandato la vita, ora abbandonati a vantaggio delle città con abitazioni più confortevoli e servizi più sicuri. Ma è davvero possibile ignorare e abbandonare questi luoghi? Le grandi città potranno essere la possibile destinazione del flusso migratorio del nuovo millennio?

Le città, ora più che mai sono in sofferenza, stanno subendo le conseguenze dei cambiamenti climatici. La qualità della vita, al suo interno, si è notevolmente abbassata. Le conseguenze sono evidenti, l’urbanizzazione segue l’andamento dei flussi migratori e il costruito si espande (l’industria delle costruzioni è responsabile della maggior parte delle emissioni di CO2 a livello globale), l’occupazione del suolo anziché diminuire continua ad aumentare. Per non parlare dell’impatto dei cambiamenti sulla nostra salute. Secondo l’organizzazione mondiale della sanità, i cambiamenti climatici saranno la principale causa di malattie entro i prossimi trent’anni. Il sistema agricolo e la produzione di cibo sono messi alla prova.

Eppure a scapito delle città, molti di questi Borghi, hanno dimostrato la loro efficienza nel fornire le giuste condizioni per vivere bene e in equilibrio. Lo abbiamo notato soprattutto nel periodo di pandemia ,in cui ci si è resi conto delle contraddizioni del mondo in cui viviamo e dell’alienazione e insostenibilità dei grandi agglomerati urbani.

La pandemia ha fatto sì che rivedessimo il concetto di “individuo” in relazione alla comunità.

Gli anni Covid hanno generato un corto circuito che ha permesso di porre il bene comune, ossia la salute pubblica, davanti agli interessi del singolo, facendoci sentire parte di una comunità e gratificandoci del nostro ruolo al suo interno. E’ stato possibile trasformare nuovi modi di vivere, apparentemente sfavorevoli, in opportunità vantaggiose. La visione di obiettivi comuni, la socialità condivisa ha permesso di riscoprire quel senso di appartenenza alla collettività. Ci ha fatto rivalutare come il continuo spostamento nei grandi agglomerati urbani o nelle periferie cittadine, ci abbia portato alla perdita dei legami profondi, conseguenza dell’industrializzazione e della migrazione nel tempo. La mancanza di radici, di punti di riferimento hanno generato disorientamento, lo stesso di chi ha dovuto abbandonare la propria casa a seguito di una calamità, la stessa di chi ha subito un evento luttuoso.

Questa crisi non deve essere letta come fattore negativo, ma come un’opportunità di riscoprire quei luoghi che permettono di ancorarci a un’ identità specifica, al contatto diretto e alla consapevolezza di far parte di un sistema circolare condiviso, in cui ogni parte è interconnessa con le altre e le azioni del singolo incidono su ogni componente della società.

E allora, perché non ripensare il modo di abitare i luoghi in virtù di queste nuove consapevolezze? Perché non ripartire da quei sistemi che rispecchiano l’interdipendenza sociale e la circolarità nel sistema urbano? Perché non ripartire dai Borghi?

I borghi per loro natura sono da sempre resilienti, perché in quanto tali si sono adeguati e modificati ai cambiamenti avvenuti nei secoli, mantenendo sempre il proprio il genius loci.

Ma che cosa s’intende veramente per resilienza urbana? Il concetto di resilienza negli ultimi anni viene utilizzato con grande enfasi, ma il suo significato ha origine nella matericità, e definisce la capacità di un materiale di assorbire un urto e non rompersi. Se nei Paesi anglosassoni ha mantenuto lo stesso significato, in Italia,questo termine è stato utilizzato in tanti altri campi, i più disparati: la resilienza della fisica, di un materiale di contrastare agli urti deformandosi; la resilienza psicologica del superamento di un evento traumatico, reinventandosi e magari diventando più forte; la resilienza ecologica nel recupero e riequilibrio di una comunità biotica, a seguito ad una perturbazione. La resilienza dei Borghi, dei piccoli centri, abbraccia la “resilienza materica” dell’urbano, la “resilienza psicologica” delle comunità e la “resilienza ecologica” dei territori circostanti, che permettono il mantenimento di un economia di sussistenza e di tutela del territorio. La resilienza urbana nella sua complessità è l’adattamento al cambiamento, che sia esso frutto dell’azione umana, dei progressi tecnologici, delle conseguenze che queste due azioni hanno avuto direttamente e indirettamente sulla società. La resilienza urbana è di necessaria attuazione in risposta alla sofferenza sociale, ambientale e sanitaria della nostra contemporaneità. Si attuata quando gli individui hanno la capacità di adattarsi, di sopravvivere e di crescere indipendentemente dai macro cambiamenti che li coinvolgono. La reazione al cambiamento non deve avvenire solo da parte degli individui in quanto abitanti ma anche e soprattutto dalle comunità, dalle imprese, dalle istituzioni e dagli interi sistemi che ne fanno parte. Se accompagnati da interventi mirati e con politiche di aiuto, i Borghi potranno proiettarsi verso il futuro come attivatori di sistemi all’interno di un territorio.

In Italia i centri abitati con meno di 5000 abitanti sono 5498 e rappresentano il 70% dei comuni, nei piccoli borghi abita il 16% degli italiani, cioè 9,8 milioni di abitanti. Inoltre, i piccoli Comuni rappresentano il 54% del suolo nazionale e in alcune regioni riescono a coprire anche fino al 70% del loro territorio. Allora, se il nostro modo di vivere sta cambiando, perché non scommettere sui Borghi per la rinascita economica, culturale e sociale della nostra Italia? Perché non ripensare il nostro modo di abitare e vivere i piccoli centri? Molti giovani stanno ripartendo da qui, dai piccoli comuni, dai Borghi, dai Paesi attraverso il recupero delle tradizioni, la valorizzazione del territorio, lo sviluppo di un’economia circolare e la scelta stili di vita a misura di uomo e ambiente.

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