La parte più divertente di quando si ristruttura un appartamento è arredarlo, specie se è la prima casa in cui vivi da sola e sei un architetto; ed io non costituisco di certo un’eccezione. Quella meno divertente è che quando si è appena terminata una ristrutturazione, non si dispone di grandi risorse economiche. Di nuovo, nessuna eccezione per la sottoscritta.
Dopo i primi giorni che, grazie al forte entusiasmo, sono stati vissuti in stile campeggio, si è sorprendentemente palesata la necessità di un tavolo; ma i miei gusti non sembravano prendere in considerazione le mie tasche. Di fatto, le risorse economiche a disposizione non mi permettevano di comprare il tavolo dei miei sogni. Ho quindi fatto ricorso a risorse di altro tipo: creatività, pazienza, tenacia, ma soprattutto tempo, mezzi e impegno che alcune persone hanno messo a mia disposizione. Ho quindi ipotizzato di poter assemblare un tavolo da zero nello stile che, secondo me, più si addiceva all’appartamento. Dopo giorni di ricerca online e nei mercatini dell’usato, ho recuperato gratuitamente, tramite social, un grande e splendido piano in marmo rosa da un signore che non ne aveva più bisogno ma che ne ha riconosciuto il potenziale. Così, con l’aiuto di amici e parenti, l’ho portato a casa e successivamente fatto restaurare, rifilare e lucidare da un marmista.
Per la base d’appoggio la ricerca non ha prodotto lo stesso risultato, quindi ho contattato un produttore specifico che lavora il metallo e, con una piacevole gita fuori porta (con annessa mangiata) anche questa è stata portata a casa. A quel punto è bastato unire le parti ed il risultato è stato sorprendente: perfetto per lo spazio in cui è posizionato e più bello di quello che avrei acquistato.
Come quantificare il valore di questo tavolo quindi? Economicamente parlando, circa il 25% di quello che avevo come riferimento. Ovviamente non ho sostenuto molti costi: il marmo è di recupero, mentre trasporto e montaggio sono stati messi a disposizione gratuitamente. Il fatto che sia un prodotto artigianale e in parte costituito da elementi di reimpiego, significa anche un notevole risparmio energetico (evita la produzione di nuovi materiali all’interno di una filiera industrializzata). Se ci concentriamo sul costo ambientale, ad esempio, possiamo indagare l’impatto dei materiali che costituiscono il prodotto: in questo caso marmo e metallo. Escludiamo la base in metallo, poiché di nuova realizzazione. Alcune ricerche sul calcolo del Footprint ( per saperne di più) di un tavolo di design di produzione industriale dimostrano che gran parte dell’impatto ambientale è determinato dal piano in marmo (per saperne di più), in quanto comprende costi di estrazione, trasporto e lavorazione molto più alti di altre materie prime. Adeguando i risultati dello studio alle dimensioni del piano in questione, l’impatto è di circa 340 kg di CO2 equivalente. In aggiunta ad aver risparmiato i costi economici e ambientali di produzione del piano, è importante considerare anche i risparmi determinati dalla non produzione di rifiuti edili: trasporto in discarica e smaltimento.
Se confrontiamo invece le condizioni di lavoro di un artigiano in termini di benessere, rispetto a quelle di un operaio all’interno di una grande industria, il discorso non può che farsi più articolato, ma il risultato facilmente intuibile è che nel complesso il mio tavolo ha un costo molto più elevato rispetto ad un prodotto commerciale (sostenuto in parte attingendo alle mie tasche, in parte con l’impiego di risorse umane volontarie). Considerare quindi non solo il prezzo di vendita, ma anche i costi per la società, è qualcosa di poco immediato ma, specie se un prodotto ha un prezzo molto basso, è probabile che ci sia qualche costo che non stiamo pagando (solitamente ambientale o sociale).
C’è infine una componente ancora più immateriale che tendo a prendere in considerazione, seppur difficilmente ascrivibile ad unità di misura. Per quanto mi riguarda infatti il valore di questo tavolo si compone di tanti nomi: Daniela, Alberto, Domenico, Fausto, Alessio, Geppy, nonché del tempo impiegato per realizzarlo, della storia che ha avuto in passato, anche se non la conosco, e di quella che scriviamo ogni giorno (anche in questo momento).
p.s. Adesso è la volta delle sedie…
Viola D’Ettore